Casa Mater Dei nasce dal cuore buono e colmo di amore di don Vittorino Favero, sacerdote diocesano che insieme alla signora Gabriella Lollo Zanardo, Presidente del Movimento per la Vita, seppe comprendere il dramma di ragazze sole in attesa di un bimbo.
Le ha ascoltate, seguite, sostenute nell’accogliere il dono grande del figlio che portavano in grembo: per far rifiorire la loro vita in tutta la sua dignità. Per loro è stato un padre.
Chi percorre Via Matteotti a Vittorio Veneto è attratto dalla presenza di un edificio esemplare sulla cui fiancata spicca la scritta “Casa Mater Dei”.
Si tratta di una costruzione moderna, inserita in un suo spazio vitale, che dà subito l’impressione di un ambiente volutamente curato e destinato a un servizio particolare.
Tutto bello e lineare dunque! Ma a chi, da tempo, ne sognava con ansia la realizzazione, non potevano non rifluire i ricordi di un’esperienza che ha costituito i presupposti dell’attuale realtà.
Eravamo negli anni settanta, e di fronte all’affermarsi di una cultura di morte, cui apriva nuovi spazi la legge 194, sulla “interruzione della gravidanza”, si sentiva l’urgenza di rispondere con delle contro testimonianze sul piano di iniziative concrete e attendibili. Da qui nasceva l’idea di costituire un gruppo di impegno; dalle parole ai fatti, e sulla scorta di esperienze già avviate altrove, prendeva forma il “Centro per la vita”, associazione giuridicamente regolata da atto di nascita e statuto. L’impianto era buono, anche perché vi aderivano liberamente e in continuo crescendo persone di ogni ceto, dai singoli cittadini a membri di istituzioni. Punto di riferimento era l’Ufficio sistemato in un’ aula della Casa dello studente; qui si svolgeva attività di consulenza e si preparavano interventi per un’azione culturale sul territorio; il tutto sostenuto finanziariamente dalle oblazioni dei soci. Ma intanto andava prendendo consistenza il progetto di un’iniziativa che, al di là delle solite chiacchiere, diventasse modello di risposte puntuali sul piano della difesa della vita, e in modo particolare della vita nascente. È ilo momento della Casa di Accoglienza, che doveva essere aperta a donne afflitte da difficoltà inerenti a una insorgente maternità o di carattere relazionale. Ad affrettare la realizzazione del progetto ci pensava la provvidenza, facendoci incontrare con un “caso” che sembrava fatto su misura, ma l’edificio chi ce l’avrebbe dato?Sono occorsi mesi e mesi di ricerche; e quando finalmente questo problema aveva trovato soluzione per la disponibilità dell’istituto san Raffaele, cento altri ostacoli, quasi in complotto, si paravano dinnanzi. Chi, per esempio, si sarebbe impegnato per la conduzione? C’era, è vero, una circostanza che indicava nella congregazione delle Figlie di san Giuseppe, l’istituto predestinato a farsene carico, ma non limpido il nesso, non erano sufficientemente chiari i termini; e le suore con tanta penuria di soggetti dove reperirle?A un certo punto, sostenuti non so da quale forza,si decideva di partire, contando su una abitazione, una suora, una ragazza e un nome carico di tanti favorevoli auspici “Mater Dei”: era settembre della’anno 1979. C’era chi parlava di un salto nel buio, chi di un’impresa destinata al fallimento; comunque si è preso il via, accompagnati se non altro dalle tante raccomandazioni e dalla benedizione dell’allora vescovo, monsignor Antonio Cunial.
Momenti difficili, incomprensioni, contrasti dentro e fuori non sono mancati, ma siamo andati avanti con la famiglia che continuamente cresceva. E quando è venuto al mondo il primo bambino c’è stata grande festa, accompagnata da un’iniezione di fiducia. A questo punto il fluire dei ricordi si ferma, e per coloro che vogliono conoscere i particolari della nuova Mater Dei, a partire dalla sua prima ideazione alla realtà che oggi ammiriamo, suggeriamo di ricorrere alla “storia” già scritta in occasione della festa dell’inaugurazione.
E ora due parole di conclusione. Nelle vicende qui narrate, non è difficile scorgere la presenza di “una mano2 che ha saputo sapientemente giocare con le nostre presunzioni, i nostri errori e forse anche con qualche intenzione non scevra da ombre. Ma qualcosa di buono vi deve aver trovato il Signore per decidere di farsi nostro compagno?Non alte capacità di cui non ha bisogno ma forse un po’ di confidenza o la disponibilità a pagare di persona, o un bisogno di dire di sì all’Amore. A capo l’ Opera è sua, dunque, e sia benedetto il Signore nelle sue opere.
È anche un suggerimento può scaturire dal contesto: di fronte a particolari situazioni di bisogno i cristiani devono avere il coraggio di assumere iniziative gravose senza avere il sostegno di ipotetici puntelli. Importante è sentirsi strumenti animati da tanta passione per l’uomo e in risposta all’amore di Dio.
(da un manoscritto di don Vittorino del 7 febbraio 1993)
“La nuova casa-famiglia s’intitola alla Madre di Dio, come del resto è stato fin dall’inizio, e sarà monumento vivente a ricordo dell’Anno mariano. Troverà appoggio e sostegno in tutte le componenti della famiglia diocesana e in modo particolare nel Movimento per la vita e nel Centro di aiuto alla vita.
Vorrà essere innanzitutto scuola di una rinnovata spiritualità mariana, caratterizzata da una forte tensione al servizio: servizio appassionato alla vita nascente e alla donna-madre, e servizio offerto ad adolescenti con difficoltà esistenziali. Ma non è tutto. In questa casa, la Diocesi avrà la gioia di veder nascere la prima comunità delle ragazze dell’Anno del volontariato sociale (Avs), che opereranno presso la stessa casa e sul territorio.
Accanto alle donne in difficoltà e bisognose di aiuto, si muoveranno altre donne (religiose e laiche) che, in spirito di condivisione e di solidarietà, offriranno l’immagine della donna biblica cui il Creatore ha “affidato, in modo speciale, l’uomo, l’essere umano”, a salvaguardia della sua esistenza terrena e per il suo inserimento nel piano della redenzione. Vita nascente e donna da salvaguardare, ma nello stesso tempo ricomposizione di una immagine di donna attiva e presente in modo determinante in un mondo alla ricerca di radicali cambiamenti: ecco in sintesi la vita e il messaggio della nuova Mater Dei.”
(Pensiero di don Vittorino giugno 1992)
Mater DeiNel grande concerto della vita È malato, non ha avvenire, La madre intende il severo richiamo |
Mater DeiDa questo “tempio” Qui, la donna “chiamata” Casa Mater Dei: |
Vieni“Vieni”, le sussurra una voce, |
AlessandroAlessandro! Sì, erano tante le voci Ora, una ninna nanna E tu sorridi sicuro |